domenica 29 settembre 2013

Prog Time: Dolce Acqua

Dolce Acqua - Delirium


"Resterà di noi solo un grande falò..."
Con questo disco del 1971 si apre la fortunata avventura discografica di Ivano Fossati, e anche quella dei Delirium, che realizzano uno dei primi e migliori esempi di rock progressivo italiano. Il suono minimale e squisitamente acustico non sfigura davanti a lavori certamente più elaborati realizzati con l'aiuto di moog e distorsioni elettriche, e questa scelta minimale viene dettata dall'esigenza di comporre un album legato alla rappresentazione dei sentimenti umani.

Questo viaggio all'interno delle emozioni parte con la Paura per finire nella Speranza, tutto rappresentato alla perfezione dai testi del cantante e flautista Ivano Fossati, che attraverso queste poesie ermetiche riesce a suscitare nell'ascoltatore il messaggio che traspare dalle canzoni. Presenti due omaggi all'interno del disco: il pezzo "To Satchmo, Bird And Other Unforgettable Friends" è un chiaro omaggio alla cultura jazz e ai citati Armstrong e Charlie Parker, e riprende i ritmi della musica jazz, mentre "Johnny Sayre" è ispirato alle poesie dell'Antologia di Spoon River di Masters, testo da cui riprenderà spunto, lo stesso anno, Fabrizio De Andrè per il suo disco "Non al Denaro, Non all'Amore Nè al Cielo".

In coda, è stato aggiunto postumo il singolo "Jesahel", canzone che il gruppo propose nel 1972 al Festival di Sanremo.

In sintesi, "Dolce Acqua" è uno dei migliori album prog mai realizzati in Italia, ascolto imprescindibile per ogni amante del genere, un disco di cui innamorarsi e lasciarsi influenzare.

"La tempesta passata non è"

MaGonk

Pubblicato su Debaser.it

lunedì 23 settembre 2013

Nerofilmico

E' da l'inizio di settembre che collaboro una webzine che tratta di musica emergente, SulPalco.com.
Questa è la prima recensione che mi è stata affidata:sono un gruppo di Roma, i Nerofilmico.
Hugs!

Nerofilmico EP

I Nerofilmico sono Marco, Danilo e Flavio, un trio di Roma chitarra-basso-batteria che presenta un "concept ep" di 4 tracce sulla storia di Mirella, "una ragazza qualunque, con i suoi sogni,le aspettative, le cadute e le risalite". L'EP viene rilasciato dagli stessi Nerofilmico, autoprodottisi e scampati dalle grinfie della SIAE tutelando la loro opera con una licenza Creative Commons (un punto a favore!).

Passando più particolarmente alla musica, faccio partire la prima traccia molto incuriosito dall'idea del concept: si comincia con "La Notte Di Mirella", solido rock in cui veniamo catapultati nel mondo della protagonista, Mirella appunto, che si ritrova dopo una serata movimentata a fare i conti con la dura realtà della vita di tutti i giorni; riesce ad evitare le sue difficoltà solo grazie ai soliti rimedi: notte, alcool e la ricerca di un amore. Naturalmente la povera ragazza non riuscirà a guarire il suo spleen metropolitano nelle sue distrazioni, e ogni mattina si risveglia sempre più schifata. Questo circolo di cattivo karma si conclude in una maniera apparentemente tragica: il suono di una pistola e di una sirena accompagnano la fine dell'EP, facendoci cogliere la citazione ad un'altra ragazza dalla tragica fine della canzone italiana, la "Marinella" di Fabrizio De Adrè.

Il sound del gruppo si divide tra varie influenze più o meno palesate: immaginate il suono dei Verdena fuso con quello dei Negramaro e un pizzico del pop-punk dei Blink-182. Risultato? Un Pop-Rock incentrato sulla ricerca delle melodie, che offre poco più del minimo necessario per creare orecchiabili riff, ma degli spunti musicali di buon livello non mancano, soprattutto nel coinvolgente ultimo pezzo, "Si Riassume Tutto". Inoltre il cantato malinconico, più che portare ad una riflessione sulle atmosfere di disagio e sofferenza dei testi, dà un'aria di spensieratezza, che spinge ancor di più verso quell'easy-listening già tanto cercato con gli arrangiamenti.

In generale, i Nerofilmico portano su disco un'ottima idea, ma non realizzata al massimo: date le capacità del gruppo, potevano certamente osare di più e cercare un suono più incisivo, e che meno si avvicinasse alle tipiche canzoni da pubblicità di compagnie telefoniche.



Matteo Mannocci

Pubblicato su SulPalco.com

mercoledì 18 settembre 2013

Aspettando Godot: Libro Audio

Qualcuno conosce la famosissima commedia (si fa per dire...) di  Samuel Beckett? Ecco, ora avete trovato la perfetta colonna sonora: nichilismo degenerante portami via!

Libro Audio - Uochi Toki

Ero ancora un ragazzino che ascoltava solo punk, quando mi si presentano alle orecchie per la prima volta gli Uochi Toki. Come definirli? Non capii nulla di quello che stavo ascoltando, non capivo il perchè, non capivo le basi, ma mi piaceva:per me erano punk quanto i Sex Pistols.


Chi sono gli Uochi Toki? Molto di più di un gruppo hip-hop (?) di eremiti autistici. Basta guardare le loro uscite discografiche: "Vocapatch" e "Uochi Toki", primi due album del gruppo, sono enigmatici, accompagnano basi hip-hop minimali a frammenti hardcore punk, il tutto condito da una buona di nonsense e di intuizioni geniali in alcuni dei testi. La prima uscita più canonica è "Laze Biose", del 2006.


Ma la svolta la si ha nel 2009: per "La Tempesta", l'etichetta di Enrico Molteni dei Tre Allegri Ragazzi Morti, esce "Libro Audio", album di 12 pezzi da ascoltare uno dopo l'altro, come se davvero fosse un libro che viene raccontato dalle parole di Napo, mc del duo. Appena uscito, un ascolto casuale mi fa ricordare perchè avevo sempre apprezzato questo gruppo. Un'ora di assoluta genialità, sia per l'elettronica che per i testi. 12 racconti di vita vissuta, o immaginata, in cui le arringhe di Napo, che inveiscono contro tutto e contro tutti, e le basi degenerano sempre di più verso il caos totale, in una specie di visione beckettiana del nichilismo estremo, dell'inutilità del linguaggio e della solitudine dell'individuo "speciale" in un mondo superficiale.


In ogni caso è certo che gli Uochi sono sempre innovativi, e portano al limite le loro capacità e la lingua italiana: vero futurismo hip-hop.


Parlando dei pezzi singoli, dopo aver detto che ogni pezzo merita anche più di un ascolto attento (anzi, senza ascolti attenti non pretendete di ascoltare nemmeno la più semplice delle traccie), ma i più geniali, perchè qui di "genio" si parla, sono sicuramente "Il Ballerino", "Il Piromane", "Il Nonno, il Bisnonno", il singolo che ha anticipato l'uscita del disco "Il Ladro", e "Il Claustrofilo", ciliegina sulla torta di "Libro Audio".


Unico difetto è l'eccessivo impegno del gruppo, che rende stancante l'ascolto complessivo dell'opera. In ogni caso, rimane il disco più riuscito del gruppo, oltre che alla parte precedente, anche quella successiva. Un ottimo inizio per chi si vuole appassionare a questo gruppo , e disco interessante per chi piace l'alternative in generale.



MaGonk.

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sabato 14 settembre 2013

Prog Time: Volo Magico N° 1

Volo Magico N° 1 - Claudio Rocchi



Nel 1971, anno di partenza per la nuova musica "pop" nostrana (che verrà, decenni dopo, consacrata col il ben più degno nome di Rock Progressivo), si fa strada un giovanissimo cantautore milanese, Claudio Rocchi, con già all'attivo un LP solista ("Viaggio", realizzato con la collaborazione al violino di Mauro Pagani) e il disco d'esordio degli Stormy Six, in cui registra le parti di basso. Questo nuovo disco, "Volo Magico", differisce completamente dal primo: le melodie ingenue ed acustiche vengono sostituite da una gran cura nella composizione e nella strumentazione, e da un'atmosfera mistica che domina la prima facciata del disco, occupata completamente dalla lunghissima suite "Volo Magico": un viaggio di 18 minuti, dove si mescolano cori hare krsna, assoli di chitarra di un altro giovane musicista che diventerà protagonista degli anni '70, Alberto Camerini, ed ossessivi riff di pianoforte che consegnano al BelPaese il primo vero disco di rock psichedelico, che a mio parere si presenta molto più sentito e vero di quelli più acclamati statunitensi o inglesi.


La seconda facciata si apre con uno dei brani più belli della discografia di Rocchi: "La Realtà Non Esiste", gioiellino pianoforte e voce di poco più di due minuti: una delle canzoni più belle di tutti gli anni '70. "Giusto Amore" è un inno all'amore libero, in tutte le forme, che non si può frenare, da quello per i corpi a quello per la musica, ed amore è anche quello che traspare dalla voce di Claudio. Il disco si conclude con una ballata per piano e mellotron, "Tutto Quello Che Ho Da Dire", degna conclusione di un album che si può senza ombra di dubbio, considerare uno dei maggiori capolavori sia a livello musicale che lirico del movimento musicale nostrano anni '70.


Per chi pensa sempre male, potrà sembrare solo un delirio religioso di un'epoca freak ormai morta e sepolta nel nostro cinismo generazionale, e che continuino a pensarlo se vogliono; per tutti gli altri, soprattutto a chi non conosce la discografia di Rocchi, un ottimo modo per avvicinarcisi, o comunque un classico del rock italiano degli anni '70 tutto da scoprire e da consumare, anche per rendere omaggio ad uno dei cantautori più validi ed originali del nostro panorama, prematuramente scomparso in questo Giugno.




MaGonk.

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giovedì 12 settembre 2013

Per Grazia Ricevuta

Tantissimi auguri (in ritardo) Giovanni Lindo Ferretti!
L'eremita della musica italiana, l'artista  più amato ed odiato dagli ascoltatori e dalla critica, è quello che con il suo percorso musicale mi ha affascinato più di qualsiasi altro. Dagli esordi con i CCCP, con punk, new wave, e sperimentazione lirico/musicale al massimo, alla fondazione dei CSI e al grande successo, al "divorzio" con Zamboni e la formazione dei Per Grazia Ricevuta (PGR), ultimo gruppo della storia musicale del Ferretti.
Il loro primo disco è qui raccontato in una mia recensione. Ciao a tutti!

Per Grazia Ricevuta


29 Giugno 2001: è ufficiale: i CCCP non ci sono più. E nemmeno i CSI. In quel giorno il gruppo di Giovanni Lindo Ferretti si trasforma in PGR, Per Grazia Ricevuta. Non è solo un formale cambio di nome: cala il suono, orfano della "chitarra a grattugia" di Zamboni, cala forse anche l'ispirazione, aumenta l'elettronica. Cambio di rotta totale dall'ultimo album del percorso di Ferretti, "Tabula Rasa Elettrificata" del 1997.


Il primo album di inediti dei PGR, "Per Grazia Ricevuta", esce nel 2002. Durante le 9 traccie non si può fare a meno di chiederci: "Ma a cantare è lo stesso Ferretti di Emilia Paranoica?" Si, è lo stesso, che piaccia o no, che presta testi e voce ad un disco di elettronica-rock minimale e sperimentale, che affascina per l'ammaliante fusione delle voci di Ferretti e di Ginevra Di Marco, mai così armoniosamente insieme e per le atmosfere etniche, ma che manca della grinta che aveva contraddistinto i CCCP/CSI per 20 anni.


La prima traccia, "Krsna Pana Miles Davis e Coltraine", è un affascinante viaggio all'interno della musica e della sua mitologia, che rende gloria ai due musicisti jazz come "dei" della musica moderna, e una critica alla musica di plastica moderna.


"Tramonto D'Africa": un elogio dell'Africa e delle sue bellezze, una critica alla massa di seducenti rastamen che la glorificano insieme a uno degli uomini politici più influenti del '900, l'imperatore etiope Haile Selassiè, solo dopo aver ascoltato qualche canzone di Bob Marley. Con la traccia d'apertura, tra le più belle, per il suo ritmo trascinante. "Ah, le Monde" è una critica all'informazione, all'enorme numero di giornali, alle teorie del complotto, alla semplificazione degli avvenimenti.


Degne di nota anche "Blando Comando Telecomandato" e "Settanta", il resto dell'album lascia un po' a desiderare, sia per i testi che per la parte musicale.


Nonostante non sia un album eccezionale, rimane comunque un bell'esempio di elettronica sperimentale portato avanti da grandissimi nomi del rock italiano (oltre ai già citati Ferretti e Di Marco, ricordiamoci di Maroccolo, Magnelli e Canali), troppo ignorato e sottovalutato, schiacciato da un confronto con la precedente fase CCCP/CSI, confronto inutile e cercato, in quanto qui si apre una parentesi musicale del tutto diversa da quella precedente, e quindi impossibile da confrontare.



MaGonk

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lunedì 2 settembre 2013

Marshall Maters LP 2


E' tra pochissimo che dovrebbe uscire il nuovo, atteso disco di Eminem. Sinceramente io non l'aspettavo, deluso dalle schifezze che si erano (inesorabilmente) susseguite negli ultimi anni, ma a contraddirmi è arrivato il primo singolo tratto da "Marhall Mathers LP2" (in uscita a novembre), prodotto dalla "mano santa" del superproduttore Rick Rubin, che per dare nuova linfa al rapper di Detroit inserisce citazioni dai "suoi" Beastie Boys.

Berzerk. Eminem


Inserisco anche una mia recensione sull'album di debutto del nostro, "Slim Shady LP"

Eminem - Slim Shady LP




"Il mondo dell'hip-hop (NB: intendasi l'old school e non quelle schifezze elettroniche che passano oggi) è sicuramente affascinante, ma è anche un intricato labirinto in cui dovete stare molto attenti per non perdervi. Se però prendete il coraggio a quattro mani e vi avventurate nella scoperta di un intero disco rap, buona fortuna. Non tutti riescono poi a tornare indietro.


Questa volta il labirinto si chiama "The Slim Shady LP" e il minotauro da affrontare è Marshall Mathers III, in arte Eminem. Uscito nel 1999, il disco si presenta come una novità rivoluzionaria: uno degli inventori del gangsta-rap, che ha collaborato con i migliori della West Coast (si parla naturalmente di Dr.Dre) decide di produrre un giovane rapper bianco e con i capelli colorati, che niente ha a che fare con i Beastie Boys, unico esempio di rap bianco di spessore negli USA degli anni '90, ma che rappa come i neri della West Coast. Possibile? A quanto pare si, e il ragazzo se la cava anche parecchio bene, con un flow secondo solo ai mostri sacri del rap (2Pac, B.I.G.).


Il protagonista del disco è Slim Shady, un giovane uscito dal ghetto di Detroit per portare il suo Vangelo fatto di droghe, autocelebrazione, storie di amori finiti male (oserei tragicamente) e deciso ad imporsi al top della scena hip-hop USA. Ancora non è Eminem che conosciamo grazie ai suoi album più recenti, è lo stile è un po' immaturo, ma nel complesso Shady mette in piedi un buon biglietto da visita nel mercato internazionale.


"My Name Is", prima traccia dell'album, è una vera e propria entrata di prepotenza di Eminem nel mondo della musica, accompagnata dalla canzone seguente: "Guilty Coscience", duetto con il produttore Dre in cui i due si sfidano per pilotare le azioni di varie persone. Il disco presenta altre canzoni degne di nota: da "Brain Damage" a "Role Model", da "Bad Meets Evil" a "'97 Bonnie and Clyde" (se vi paicciono le canzoni truci, questa sarà pane per i vostri denti).


In definitiva, se riuscite a non perdervi in dischi da 20 canzoni (e infinite skit!), sicuramente l'album di debutto di Eminem. E se poi non vi dovesse piacere, dato il successo smoderato che ha in questi anni con hit mediocri come "Love the way you lie" o "I'm not afraid", sono sicuro che vi risponderebbe con il titolo della miglior canzone di quetso suo album d'esordio: "I Just Don't Give A Fuck"."

Magonk

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