mercoledì 29 gennaio 2014

SixthMinor - Wireframe

Torno (colpevolmente) a scrivere su questo blog dopo secoli....quella che segue è una recensione già edita su SulPalco.com di un gruppo che ho apprezzato assai, al quale ho dedicato anche un'intervista

SIXTHMINOR - WIREFRAME

Corro, ho il fiatone. Non posso fermarmi. Giro prima destra, poi a sinistra, salto da un tetto all'altro. E' più di mezzora che corro, ma non so nemmeno il perché So solo che devo continuare, se non voglio che quel "qualcosa" mi afferri e mi distrugga. Poi all'improvviso, finisce tutto, il disco smette di girare, dalle casse esce solo un flebile ronzio elettrico.
Il viaggio era solo nella mia testa, la colonna sonora è "Wireframe" dei SixthMinor. Il duo post-rock (anche se definirli in una singola categoria li sminuisce davvero) si inventa, per il loro primo album, uno scenario drammatico, dove regna la disintegrazione. E' questo che io sento nelle composizioni dei SixthMinor: prendono la musica rock e la svuotano della sua essenza; prendono l'elettronica e la mettono al servizio di chitarre, basso e batteria: è questo il suono del nuovo millennio.
Il loro stile, già sentito nel Belpaese grazie a gruppi come gli AUCAN, sta avendo un enorme successo in tutto il mondo. Anche per questo, fossi in voi, butterei un occhio su questo giovane gruppo: da quando il disco è uscito, ha monopolizzato consensi, e vanta due video presentati in esclusiva da "XL" de La Repubblica, realizzati dal collettivo di visual artist romano Kanaka Project.
Il concetto di fondo è sempre un'atmosfera claustrofobica e apocalittica, che trova il suo apice in tracce come "Easer", "Hexagone" o "Blackwood", ma che lascia spazio in momenti di rilassamento come "Last Day On Earth" o "Frozen", in cui però traspare sempre l'atmosfera glaciale che circonda tutta l'opera.
Il disco è veramente buono, e fruibile da una quantità vastissima di ascoltatori: è perfetto per gli amanti del noise, come per quelli di dubstep o post rock, sempre che siano disposti ad ascoltare un intero album strumentale.
Spero veramente che la nuova onda partita da loro e pochi altri gruppi finora si sviluppi sempre di più, in modo da trovare la giusta dignità all'interno del mercato musicale.
Un augurio quindi agli amici SixthMinor, e un voto ottimo al loro esordio!


INTERVISTA AI SIXTHMINOR!
1-Ciao ragazzi, subito una noiosa domanda di rito: volete presentarvi?
Ciao Matteo, piacere, noi siamo Renato e Andrew.
SIXTHMINOR è un progetto di musica sperimentale formato da 2 folli individui che hanno deciso di complicarsi la vita facendo roba strana e poco convenzionale.


2-In questi giorni è uscito il video del vostro secondo singolo, "Frozen", in esclusiva su Repubblica XL. Volete parlarcene, e anche di come è nata questa collaborazione con Kanaka Project?
Dopo il video di blackwood, che mette sicuramente in risalto il nostro lato più “cazzuto” e “aggressivo” volevamo dare risalto al nostro lato più “pacato” e “riflessivo”. Frozen ci sembrava il pezzo più adatto a tale scopo. Alla realizzazione e al concept del video ci ha pensato appunto, Kanaka Project, un collettivo romano di visual artist con il quale abbiamo sviluppato una grande empatia. Spesso ci seguono nei nostri live con le loro video performance e ogni volta si crea una sinergia incredibile.

3-Il vostro non è certo uno stile di musica semplice: mischiate stili di musica elettronica come la dubstep a sonorità post rock molto complicate e con molti strumenti, come mai questa scelta?
Più che una scelta, il nostro sound è dettato proprio da una 'assenza di scelte'.
In fase compositiva, non pensiamo mai ad un determinato genere musicale ma cerchiamo sempre di seguire le emozioni e le sensazioni che la musica ci offre, senza costruirci paletti e/o barriere compositive. Siamo curiosi ed è anche per questo che usiamo una gran quantità di strumenti musicali, amiamo sperimentare. Qualsiasi tipo di suono, derivante da qualsiasi cosa, costituisce per noi fonte di ispirazione.
Ascoltiamo entrambi una vastità enorme di generi musicali, sicuramente il nostro sound deriva anche dal mix di queste influenze. Parlando più nel dettaglio siamo attratti da atmosfere cupe, algide e rarefatte ed allo stesso tempo amiamo il noise, il caos, le basse frequenze.


4-Ascoltandovi mi è subito venuto in mente un altro gruppo cresciuto nel sottobosco dell'indie italiano e con uno stile molto simile al vostro, gli Aucan. Loro all'estero hanno trovato un grandissimo consenso:pensate che come per i cervelli anche la musica di qualità in Italia debba emigrare per trovare il giusto successo?
Questa è sicuramente un nota dolente, in gran parte vera...
Purtroppo l'Italia soffre di una sorta di “provincialismo sonoro”. Le nostre città sono un po lontane dal clima musicale che si respira in Europa e da quello che succede in ambito internazionale. Sono poche le band italiane che sperimentano e si differenziano e per la maggior parte delle volte si viene più apprezzati fuori dai confini nazionali che in Italia. Siamo sicuramente distanti da centri artistici e culturali come ad esempio Berlino e/o Londra in cui viene premiata la ricerca e la sperimentazione. In italia si fa fatica a sperimentare.


5-Parlando sempre di altre band, chi vorreste citare come fonte d'ispirazione per la vostra musica?
Qui la lista sarebbe davvero chilometrica.
Come detto prima ascoltiamo una vastità enorme di band/artisti e generi musicali ed è difficile definire dei “punti fissi”. Sicuramente abusiamo di tutta quella sfera di compositori che producono musica ed elettronica sperimentale (Jon Hopkins, Apparat, Flying Lotus, Alva Noto, Clark, etc.. etc..), primis fra tutti Aphex Twin che rappresenta per noi un vero e proprio maestro e punto di riferimento assoluto.
Ultimamente ci hanno sicuramente preso le ultime produzioni di Jon Hopkins e dei 65daysofstatic. Quest'ultimi in particolare, sono una band a cui siamo molto legati perché ci sentiamo molto vicini al loro modo di fare musica.


6-Da diverse tracce del disco si percepisce un'angoscia, voglia di scappare, una claustrofobia dominante. Vedrei bene "Wireframe" come colonna sonora di un film fantascientifico-apocalittico. E' questa il concetto che volevate imprimere all'album?
Hai centrato in pieno il bersaglio.
Sicuramente il tema ‘apocalisse/fuga' è un qualcosa che ci portiamo spesso dietro nelle nostre composizioni.
Non prospettiamo niente di positivo per i tempi che corrono, assistiamo gradualmente all'annientamento del nostro pianeta e del collasso della nostra civiltà. Essendo tra l'altro di Napoli, viviamo in prima persona il dramma e l'emergenza della terra dei fuochi, un fenomeno che sta lettaralmente distruggendo la nostra terra. Tutto questo si riflette moltissimo nella nostra musica.


7-Progetti per il futuro e sogni dei SixthMinor?
Attualmente è in programma la realizzazione di altri 2 video: Uno che riguarda il brano “Hybrid” che sarà una piccola anticipazione del nostro secondo disco.
Sarà un live studio e le riprese verrano effettuate presso la RedBox, lo stesso studio di registrazione in cui abbiamo registrato WIREFRAME .
L’altro video invece, riguarderà un altro brano di Wireframe e sarà girato da H2bVideo,un gruppo di videomaker.
Inoltre stiamo già pensando al secondo album e a dir la verità siamo già ad ottimo punto.
Per quanto riguarda sogni nel cassetto, sicuramente vedere LA MUSICA come nostra fonte primaria di occupazione. Vivere di musica sarebbe il sogno e il traguardo di vita più bello che ci possa capitare. E' difficile, soprattutto di questi tempi, noi ce la mettiamo tutta.
Ma anche se ciò non dovesse accadere niente mai ci fermerà nel produrre musica perché essa è parte indivisibile di noi.

Matteo Mannocci
Pubblicato su SulPalco.com

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